domenica 5 aprile 2009

Quando inizia tutto cio' ?

Finalmente una giornata regolare, una di quelle dove ti sei nutrito come volevi e ti sei mantenuto ben al di sotto delle 1500 calorie.
Ora viene domenica e ci aspetta una mangiata di pesce e cioe' di cibo sano, senza colesterolo ed a basso contenuto calorico.

Nel precedente post mi chiedevo: quando è iniziata questa tragedia ? Quando ho imparato, o meglio, abbiamo imparato a divorare per stare bene ?

Ho trovato tante risposte, alcune personali, alcune di gruppo. Le metto un po' qui sparse ed ognuno puo' trovare la propria.

Mangiare per:

  • Colmare un vuoto interiore
  • Riprendesi dall'agitazione di una vita troppo stressante
  • Distogliersi dai disagi che porta un rapporto familiare tormentato
  • Noia
  • Un lutto
  • Non avere raggiunto le proprie aspettative di vita
  • Anestetizzare il dolore della mancanza di autostima
  • Superare il distacco da un compagno/compagna
  • Superare abusi subiti, da quelli sessuali a quelli psicologici
  • Avere iniziato una dieta assurda, con propositi assurdi e totalmente non supportati
  • Distonia fra quello che siamo e quello che vorremmo essere
  • Creare attenzione su di noi
  • Costruire uno scudo che ci protegga dagli altri
  • Fallimenti lavorativi
  • Fallimenti economici
  • Ritrovare e vivere il piacere perso o imparato ad ottenere solo in questa maniera
  • Infine: mangiare perchè da piccoli ad ogni problema un genitore ci dava nutrimento alimentare o perchè ci forzava a mangiare quando non volevamo.
Sembra che ogni volta che sotto di noi si apre un baratro noi ammorbidiamo la caduta gettandoci dentro il cibo. Quando il peso inizia a lievitare iniziamo la dieta poi ci troviamo dentro una spirale tormentata di perdite ed aumenti di peso.

Io mi ritrovo in alcune delle cose che ho scritto. Le altre le ho apprese strada facendo da colleghi di vita, libri, clinica, forum, blog...

La verità è sempre quella: ogni malato ha una testa da curare ed una ragione che lo ha fatto iniziare che strada facendo, magari si è dimenticata.

Giuseppe Chillemi

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