domenica 22 aprile 2012

Ho letto un libro


Mi piace leggere libri sul disturbo alimentare. All'inizio erano quelli più semplici, ora i più complicati basati su studi di psicologia e psichiatria.

Ne ho appena finito uno di Sassaroli, una terapeuta il cui suo primo libro mi illumino. Quello attuale parla di "Control and Worry" nei disturbi alimentari. Ossia "Controllo e Preoccupazioni".



Il testo ci racconta come i soggetti affetti da patologie come l'anoressia e la bulimia siano costantemente preoccupati del proprio aspetto e desiderano controllarlo come scopo esistenziale sino a diventare un'ossessione. Peccato che poi il controllo si perda e sfoci nelle abbuffate compulsive.

Nei successivi capitoli si introducono i modelli di cura: dalla terapia di gruppo a quella dinamica, sino ad arrivare all'uso ed efficacia dei farmaci psicoattivi. Sembra che per la bulimia ed il dinge eating disorder gli antidepressivi siano efficaci nel ridurre i sintomi. Per l'anoressia si è ancora in alto mare.

Notevole è leggere di come i pazienti facciano strenua resistenza e si debbano dividere in "da ospedalizzare", "intrattabili" e quelli invece motivati al cambiamento (solitamente chi si abbuffa e vomita o si purga). Gli anoressici sono ai primi posti fra i disturbi psichiatrici più difficili. Vivono nel proprio mondo dove il controllo del peso e di ogni angolo del corpo in cerca di grasso è una questione centrale. Sono strenuamente oppositivi e la dialettica con loro non funziona: si svegliano ogni mattina come se nessuno avesse parlato con loro, come se ci fosse tabula rasa di quanto detto il giorno prima. E se ricordano qualcosa, sono tutti nemici del loro obbietivo quelli che hanno proferito parola.

I libri "semplici", che portano speranza solitamente non trattano questi temi. Professano la "guarigione" ma a quanto pare molti non guariscono, specialmente se presi in tarda età.

Io ho iniziato 10 anni fa a curarmi e solo ora riesco a vedere un po' di luce in fondo al tunnel.

Prego nel mio cuore per tutti quelli che soffrono ed ancora non hanno preso in mano il timone della loro vita.

Giuseppe Chillemi


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